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| Allestimento e grafica della Galleria d'Arte Antica di Palazzo Barberini |
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Allestimenti e mostre |
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Michele De Lucchi |
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2010, giugno |
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2010, settembre |
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2010, settembre |
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Roma (Italia), via Delle Quattro Fontane |
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Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e del Polo Museale della città di Roma |
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Prestazioni svolte: progetto preliminare, progetto definitivo e direzione artistica dell'allestimento di 14 sale tra pianterreno e piano nobile della Galleria, adibite a spazio museale. Progetto grafico delle didascalie e della segnaletica. |
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Palazzo Barberini è un esempio dei traguardi di meraviglia che poté l’architettura barocca, confrontando, in uno spettacolo sublime, artificio e realtà , paesaggio e costruito, ragione e arditezza. L’attribuzione è controversa poiché vi lavorarono tre figure importanti del tempo, due delle quali in costante disaccordo e ricerca di rivalsa sull’altra, considerati entrambi i più grandi geni del Barocco. Tanto è vero che il palazzo è oggi attribuito al Bernini ma con evidenti debiti nei confronti del Borromini, che a causa della maggiore stima di cui godeva il rivale, entrò in quel profondo stato di depressione e rabbia che lo avrebbe condotto al suicidio. Oggi a noi la storia ha portato il miele di questo dissidio tra grandi, cristallizzato nell’architettura di Palazzo Barberini e simbolicamente rappresentato dal fronteggiarsi dei due scaloni di accesso. Palazzo Barberini mi ha sempre conquistato per l’equilibrio sottile e audacissimo di proporzioni ottenute dal Bernini, dal Borromini e dal Maderno, dove sbagliare dimensioni e soluzioni prospettiche avrebbe significato grandi disastri. In Palazzo Barberini tutto è prospettiva, dal portale d’ingresso alla scala verso il giardino, ai cornicioni di porte e finestre, al rincorrersi delle sale. Le volte si deformano e così le finestre, il cui sguincio prospettico coinvolge in una vertigine chi le guarda. L’avvincente gioco di dilatazioni e restringimenti e le cornici di porte e finestre, che non sono semplici decorazioni ma elementi che definiscono lo spazio, volgono l’architettura in scena teatrale, inaugurando la stagione del Barocco. Domina il grandioso. La visione prospettica che dalla fontana del cortile attraversa completamente il portico e tutto il corpo centrale unisce i due settori nord e sud, per culminare nella scalinata ascendente verso il giardino, che si trova ad una quota superiore al cortile d’ingresso. Guardando attraverso la loggia a otto pilastri e i tre ordini del fronte principale, leggerissima per l’ampiezza delle vetrate, la vista infila tre campate che si restringono puntando l’asse di simmetria principale e liberandosi infine per correre sulla scala ai giardini. La rincorsa sorprendente prosegue al piano nobile, dove la volta di Pietro da Corona con i due cornicioni affrescati risucchia lo sguardo verso l’alto. Il tema della prospettiva, annientato oggi dal linguaggio minimalista e scomparso dalla cultura contemporanea, ha la sua apoteosi in Palazzo Barberini. La natura monumentale e l’importanza storica dell’edificio hanno richiesto al progetto di allestimento delle sale preposte all’esposizione della Galleria Nazionale d’Arte Antica di scindere adeguatamente la fruizione delle opere d’arte da quella del palazzo stesso, in entrambi i casi facendo attenzione a proporre una lettura in chiave contemporanea. La discrezione che contraddistingue ogni elemento evita qualsiasi intervento sulla struttura muraria per limitarsi a far emergere la collezione esposta su un diverso piano di osservazione, essendo il valore del Palazzo e delle collezioni da considerarsi paritari. Il primo elemento da sottolineare è la destinazione dell’edificio, che non è un museo ma una galleria, dove le opere vanno e vengono in continuazione. Gli elementi di arredo ed esposizione seguono la coerenza filologica, ma anche le ragioni della flessibilità , affinché, in caso di assenza di uno o più dipinti, movimentati in altre sedi, l’aspetto generale dello spazio non sia deturpato. Le sale al piano terra, dalla 1 alla 9, e quelle al piano nobile, dalla 18 alla 22, hanno un sistema espositivo su barre che si integra nel contesto senza emergere, pur essendo presente alla vista; le didascalie sono realizzate in modo da poter essere facilmente sostituite. La segnaletica e gli arredi sono in un unico materiale, il bronzo scuro, un elemento di antica memoria, che si inserisce nel contesto senza prevaricarlo, nell’ottica di un principio di tutela della fruizione. Tra le sorprese di Palazzo Barberini c’è anche quella di scoprire, tra i più noti capolavori della nostra tradizione pittorica, opere mirabili che la storia ha definito di secondario ordine, che si svelano ancora più straordinari di quelli che sono entrati nei manuali dell’arte e che meritano di essere portati in giro per il mondo, affinché siano partecipi della sua evoluzione. Il loro andirivieni deve essere inteso come parte del progetto museale stesso e come segno positivo di progresso e conoscenza. (Michele De Lucchi, 2010) |
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